Fuct

FUCT è uno dei brand più controversi nel panorama streetwear, a partire dal nome - che sta per Friends U Can't Trust - ma che suona così vicino alla volgarità più diffusa della lingua inglese, a testimonianza dell'approccio di rottura del suo co-fondatore, il veterano dello streetwear Erik Brunetti, che lo porta fino alla Corte Suprema prima di poter registrare finalmente il nome nel 2019. Continua a leggere…
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Questo è solo l’inizio per un brand i cui messaggi sono così provocatori e anti-istituzionali da guadagnarsi l’endorsement degli agitatori subculturali più indisciplinati. Nel 2019 la Corte Suprema autorizza la registrazione del marchio FUCT e ferma la proliferazione di bootleg non ufficiali, una specialità del brand nato a Los Angeles che si fa conoscere quando il frontman dei Rage Against the Machine, Zack de la Rocha, indossa una t-shirt con il rip-off del logo Ford, poi diventato iconico, nel video di Bullet in the Head del 1992. Un'altra personalità della controcultura che supporta FUCT fin dall'inizio è Dave Grohl, ripreso con un cappellino da baseball in uno degli shooting fotografici più memorabili dei Nirvana. La band grunge rappresenta un'ispirazione di lunga data per il marchio, che negli anni utilizza il carattere riconoscibile dei Nirvana per varie t-shirt a manica lunga, riproponendo l'icona dello smile intossicato, fino a un lookbook dedicato per la collezione SS2013. Il marchio nasce nei primi anni '90 a Venice Beach, quando ancora si chiama Dogtown. I fondatori sono Erik Brunetti e Natas Kaupas, che si incontrano grazie alla comune affiliazione con il brand di skateboard World Industries. FUCT pubblica un solo tape di skate, "Random Acts of Kindness", nel 1998, girato tra New York e Los Angeles, con la partecipazione di skaters locali e personalità dei graffiti vicine al brand. FUCT, assieme a Supreme e Stüssy, rappresenta un marchio fondamentale nello sviluppo di quella che oggi viene chiamata street culture, negli anni in cui una hoodie non è solo una felpa con il cappuccio, e qualsiasi logo ha dietro un messaggio ideologico e manifesta una visione comune. Come ha dichiarato Brunetti al New York Times: "All'inizio degli anni '90 eravamo tutti coinvolti in qualche tipo di sottocultura. Per esempio, lo skateboard, i graffiti o il punk rock. I brand di oggi, invece, non sono radicati in alcun tipo di sottocultura. Sono apparsi dal nulla". Questa mentalità alla base della filosofia del brand è rimasta invariata per oltre 30 anni, consolidando il ruolo di pioniere di una delle personalità più controverse dell’industria creativa internazionale. Le opere di Brunetti sono esposte in tutto il mondo e il suo libro edito da Rizzoli New York è un fondamentale per tutti gli estimatori dello streetwear. Oggi FUCT ha aperto una label prodotta in Italia.




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