Air Force 1 sul campo da basket, ma con il tempo sono diventate molto di più, proprio come le Air Force. L’esordio è di quelli importanti: la linea “Be true to your school”, una serie di dodici Dunk dedicata ad altrettante università americane, finisce subito sold out. Nonostante il design accattivante, bisogna ricordare che le Dunk erano prima di tutto
scarpe da basket; quindi un modello leggero e ammortizzato, chiamate così perché escono 40 anni dopo la prima schiacciata vista un campo da basket. Al netto di qualche piccola modifica e di alcune collaborazioni particolari, il design attuale è identico all’originale: tomaia in pelle con toebox traforata, grosso Swoosh laterale abbinato ai lacci, suola piatta e antiscivolo. Un mix di ingredienti semplicemente perfetto, che Sandy Bodecker ha ripreso in mano per rilanciare
Nike SB nei primi anni Duemila, cioè la linea di abbigliamento e
sneakers da skate dello Swoosh. Grazie a un design rielaborato e adattato alle esigenze degli skater - soletta ammortizzata, suola più spessa, linguetta in spugna imbottita e via dicendo - le Nike Dunk SB hanno unito i puntini tra basket,
footwear e skate diventando una delle prime silhouette capace di sfondare in sottoculture diverse. Negli anni ci sono state collaborazioni con designer, atleti e brand
streetwear come Supreme, ma è verso la fine degli anni ‘10 che le Nike Dunk sono diventate un simbolo della cultura pop. Merito di Virgil Abloh e della collaborazione con Off-White, ma anche di Travis Scott, Patta, Yoon Ambush e tanti altri. L’ultimo step di un’evoluzione graduale e ancora in corso che ha portato le Dunk a essere riconosciute come le
Nike più trasversali e influenti in assoluto.